Made in Italy, la moda anni settanta come un album di figurine - RIAVW

Made in Italy, la moda anni settanta come un album di figurine

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La serie al via il 13 gennaio su Canale 5 è il racconto della nascita della moda italiana. Nel ruolo della protagonista, l’aspirante giornalista Irene Mastrangelo, c’è Greta Ferro  

I Settanta sono stati gli anni di piombo, sì, ma anche il decennio che ha cambiato la storia della moda in Italia. La serie tv Made in Italy, su Canale 5 dal 13 gennaio 2021, rivive quel periodo d’oro sfogliando le «figurine» degli stilisti dell’epoca: Walter Albini e Mariuccia Mandelli Krizia, Ottavio Missoni e Raffaella Curiel, Elio Fiorucci, Giorgio Armani e Gianfranco Ferré. Le loro storie sono riviste con gli occhi di Irene Mastrangelo, un’aspirante giornalista che entra nella redazione della rivista di moda Appeal.

Nel ruolo della protagonista c’è Greta Ferro, 25enne molisana la cui carriera, dopo l’uscita di Made in Italy in anteprima su Amazon Prime Video, è esplosa: di recente l’abbiamo vista in Weekend, girato da Riccardo Grandi, e nel film tv Chiara Lubich – L’amore vince su tutto andato in onda su Rai Uno.

La serie tv è stata confermata per la seconda stagione. Nel cast, oltre a Greta Ferro, ci sono Margherita Buy, Fiammetta Cicogna, Marco Bocci, Maurizio Lastrico, Andrea Bosca, Giuseppe Cederna, Gaetano Bruno e Raoul Bova nella parte di Giorgio Armani.

Greta Ferro, com’è stato calarsi nel personaggio di Irene?
Ho avuto un momento di panico quando ho scoperto di essere la protagonista, perché all’inizio non l’avevo capito… Per il resto è stato abbastanza facile perché io e Irene ci assomigliamo, siamo tutte e due molto spontanee. L’aspetto impressionante, e un po’ inquietante, è che tante cose che accadono a Irene in Made in Italy poi sono successe anche a me.

Ogni puntata della serie si concentra su uno degli stilisti italiani che ha caratterizzato gli anni Settanta. Quale l’ha colpita di più?
A livello personale Krizia. E poi Walter Albini: la sua storia è meno conosciuta ma ha rappresentato una figura fondamentale per la moda dell’epoca e non solo.

Si può dire che Made in Italy sia la versione italiana de Il diavolo veste Prada?
A me quel film è piaciuto tantissimo ma si tratta di due prodotti diversi. C’è qualche punto di contatto nei primi episodi ma poi la serie prende un’altra strada.

Qualcuno, fra gli addetti ai lavori, ha considerato alcune ricostruzioni un po’ approssimative…
Pur trattando anche temi seri, come il terrorismo, Made in Italy rimane una commedia pensata per il grande pubblico. Chi l’ha guardata su Amazon Prime Video ne ha apprezzato soprattutto il tono leggero e giocoso.

Un aspetto che emerge chiaramente è proprio il contrasto fra l’atmosfera pesante degli Anni di piombo e l’aria frizzante che si respirava nel mondo degli stilisti.
Non è possibile slegare la moda dei Settanta dal contesto socio-politico-economico in cui si è sviluppata: la giacca destrutturata di Armani, per esempio, deriva da quegli anni di cambiamento. Ma direi che questo discorso vale sempre. Il modo in cui ci vestiamo riflette quello che succede fuori dalla porta di casa.

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